La sfida sul Crocifisso

 Donatello e Brunelleschi

Il Duello Artistico tra Donatello e Brunelleschi

Quando l'amicizia si trasforma in competizione creativa: la storia del Crocifisso di Donatello e la risposta di Brunelleschi.

Nella vivace Firenze del Rinascimento, due giganti dell'arte, Donatello e Filippo Brunelleschi, intrecciarono le loro vite e il loro talento in una competizione che avrebbe messo alla prova non solo le loro abilità artistiche, ma anche il loro legame di amicizia. Questo episodio, narrato dal Vasari nelle sue celebri "Vite", ha come protagonisti un Crocifisso scolpito e una critica inaspettata che accese una sfida memorabile tra i due artisti.

L'inizio della Sfida

Il duello tra Donatello e Brunelleschi

Donatello, artista di straordinaria abilità e sensibilità, aveva lavorato a lungo su un Crocifisso ligneo per la cappella Bardi nella Basilica di Santa Croce. La sua opera era frutto di grande fatica e attenzione ai dettagli. Quando finalmente la terminò, convinto di aver creato un capolavoro, desiderava condividere il frutto del suo lavoro con Filippo Brunelleschi, suo caro amico e stimato collega.
Nella Firenze del Quattrocento, dove l'arte era spesso motivo di confronto e discussione, era comune che gli artisti scambiassero opinioni sui loro lavori. Così, Donatello, con l’entusiasmo di chi crede di aver raggiunto la perfezione, mostrò il suo Crocifisso a Brunelleschi, attendendo con ansia il suo giudizio.

Critica tagliente e inattesa

Brunelleschi, che si aspettava di vedere un'opera di grande maestria dalle parole entusiastiche di Donatello, fu invece sorpreso. La reazione di Filippo fu contenuta, ma il suo sguardo tradiva un sorriso ironico. Donatello, notando l’espressione dell’amico, lo esortò a parlare liberamente e a dire cosa pensasse davvero della sua opera, confidando nella sincerità del giudizio.
Fu allora che Brunelleschi, senza mezzi termini, commentò che il Crocifisso di Donatello somigliava più a un “contadino messo in croce” che a Gesù Cristo. Secondo Filippo, il corpo di Cristo, simbolo di perfezione e delicatezza, non era stato rappresentato come avrebbe meritato. Quelle parole, dure e inattese, colpirono Donatello nel profondo.

La sfida lanciata

Donatello, ferito nell'orgoglio, non poté fare a meno di rispondere con rabbia, dichiarando: “Se fosse così facile fare come giudicare, il mio Cristo ti sembrerebbe perfetto e non un contadino. Perciò, piglia del legno e fanne uno tu!”. La sua reazione, spontanea e appassionata, dimostrava quanto fosse legato alla sua creazione e quanto lo avesse colpito l'osservazione di Brunelleschi.
Questa frase, pronunciata in un momento di frustrazione, non fece altro che lanciare una sfida aperta a Brunelleschi, il quale, senza rispondere ulteriormente, tornò a casa e iniziò a lavorare su un Crocifisso di sua mano. Per Filippo, non si trattava solo di dimostrare le sue capacità, ma anche di rispettare il proprio giudizio e superare le aspettative create dalla critica all'opera dell’amico.

Il Crocifisso perfetto

Brunelleschi, noto principalmente per le sue straordinarie competenze architettoniche, non era certo nuovo alla scultura. Così, con meticolosità e dedizione, si dedicò alla creazione di un Crocifisso ligneo. Il suo obiettivo era chiaro: realizzare un’opera che incarnasse tutta la perfezione e l'armonia del corpo di Cristo, dimostrando a Donatello cosa intendesse con la sua critica. Dopo mesi di lavoro intenso, Brunelleschi completò la sua scultura, raggiungendo quello che considerava il massimo livello di perfezione. Tuttavia, la vera prova sarebbe stata la reazione di Donatello. Così, un giorno, decise di organizzare un incontro speciale.

La rivelazione del Crocifisso di Brunelleschi

Brunelleschi invitò Donatello a pranzo, senza però rivelare le sue intenzioni. Mentre i due passeggiavano insieme per la città, Filippo fece una breve sosta al Mercato Vecchio, acquistando uova, formaggio e altre provviste, che consegnò a Donatello, invitandolo ad avviarsi verso casa sua. Brunelleschi, con una mossa studiata, si trattenne qualche minuto in più, lasciando che Donatello avesse il tempo di entrare in casa da solo e scoprire la sorpresa che aveva preparato.
Quando Donatello entrò nella casa di Brunelleschi, si trovò davanti il Crocifisso scolpito dall’amico, posizionato in modo strategico affinché fosse illuminato perfettamente. Alla vista di quella scultura, Donatello rimase senza fiato. L’opera era così straordinaria, così perfetta, che rimase immobile a fissarla. In preda allo stupore, le uova, il formaggio e le altre provviste che teneva in grembo gli caddero dalle mani, frantumandosi a terra.
In quel momento arrivò Brunelleschi, che, con un sorriso ironico, gli chiese: “Che disegno è il tuo, Donato? Che desineremo noi, avendo tu versato ogni cosa?”. La risposta di Donatello, quasi rassegnata, fu la conferma della vittoria di Brunelleschi: “Io per me, ho per istamani avuta la parte mia; se tu vuoi la tua, pigliatela: ma non più; a te è concesso fare i Cristi, a me i contadini”.

Amicizia e Riconoscimento

Questo episodio, pur nato da una critica aspra, non incrinò l'amicizia tra i due grandi artisti. Anzi, Donatello riconobbe con onestà il talento superiore di Brunelleschi nella creazione del Crocifisso, dimostrando grande umiltà e rispetto. La sfida tra i due non fu altro che un esempio di come, nel mondo dell'arte, il confronto possa spingere gli artisti a superare i propri limiti e a migliorarsi continuamente.
Oggi, entrambe le opere restano testimonianza non solo del talento di Donatello e Brunelleschi, ma anche del legame tra due menti geniali, capaci di trasformare una competizione in un'opportunità di crescita reciproca.

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