Canto degli Aranci

 

Palazzo demolito - Palazzo Nuovo

Il "Canto degli Aranci", fra via Verdi e Via Ghibellina a Firenze, un angolo di storia fiorentina dimenticato, è oggi occupato da un edificio moderno di cinque piani, completato nel 1962 e progettato dagli architetti Rolando Pagnini e Giorgio Giuseppe Gori. Questa costruzione, apparentemente ordinaria, nasconde una storia molto più ricca e vibrante.

Un tempo qui sorgeva un'antica dimora, circondata da un giardino rigoglioso che le dava il nome. Appartenuta prima alla famiglia Jacopi, poi ai Fabbrini e ai Barsanti, questa proprietà era un luogo di ritrovo per poeti improvvisatori. Nel 1835, l'edificio fu ristrutturato e ampliato dall’architetto Niccolò Matas, noto per la facciata di Santa Croce, e arricchito da pitture murali ispirate alla Divina Commedia di Dante.

Quando, alla fine degli anni ’50, si profilò la demolizione dell’edificio per fare spazio a una palazzina moderna, la notizia scosse la città. La struttura venne dichiarata di "notevole interesse" e sottoposta a vincolo architettonico nel 1958, soprattutto per il valore artistico delle decorazioni interne e l’importanza dell’assetto urbano del quadrivio, vicino al teatro Verdi. Tuttavia, nel 1960, il Consiglio di Stato annullò il vincolo, giudicando l’architettura neoclassica non abbastanza rappresentativa.

Nonostante i tentativi del soprintendente Alfredo Barbacci e di Ugo Procacci di salvaguardare almeno le decorazioni murali, queste furono distrutte per sempre. Un frammento della storia di Firenze venne così sacrificato in nome di una modernità che, se da un lato rappresentava il futuro, dall’altro spazzava via un prezioso angolo di passato.

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