La storia della Cavolaia

 



Una Storia di Morte e Inganno


Il vicolo della Luna era un posto da brividi. Stretto, soffocante e con un odore così denso che ti entrava nelle ossa, come se volesse avvolgerti in una morsa. Pochi osavano passarci, e chi lo faceva si faceva il segno della croce, sperando che quel posto maledetto non gli giocasse brutti scherzi. Il vicolo sbucava in Piazza della Luna, una piazza con un fascino sinistro, su cui si affacciava sull'antico Palazzo chiamato della Cavolaia. Era un edificio massiccio, scuro, con mura che sembravano intrappolare ogni raggio di sole. La gente del posto lo chiamava così per via di una vecchia storia, una leggenda che faceva venire i brividi lungo la schiena.


Si racconta che, ai tempi di Totila, il re degli Ostrogoti, ci fosse stata una strana festa nel cuore di Firenze. Totila, con fare subdolo, aveva invitato i più importanti cittadini in quello che allora era il Campidoglio, proprio nel punto in cui sorgeva il palazzo. Era una festa strana, senza allegria, senza risate. Solo un ingresso buio e una fila di uomini illustri che sparivano oltre la soglia. Ma nessuno ne usciva. Fu lì, davanti a quell’entrata, che la Cavolaia — una donna che vendeva verdure — notò il primo indizio che qualcosa non andava. Stava lì, con il suo banchetto di cavoli, mentre osservava tutti quegli uomini sparire come fumo nel vento. Entravano, uno dopo l'altro, ma non ne usciva nessuno. Lei sapeva che Totila non era tipo da lasciar passare gli insulti o le ribellioni senza colpo ferire, e la tensione le strisciava lungo la schiena.

E allora fece ciò che nessuno avrebbe osato. Cominciò ad avvertire chi ancora si avvicinava al palazzo, sussurrando con un tono basso e carico di urgenza: “Non entrate. Nessuno esce.” Il suo avvertimento fu un salvavita. Gli invitati successivi, insospettiti dalle parole della Cavolaia, si fermarono, scappando prima di varcare quella soglia fatale. Era un atto disperato, ma la paura fu più forte della curiosità, e così fuggirono, lasciando i loro compatrioti a un destino tremendo. Più tardi, quando qualcuno ebbe il coraggio di entrare per scoprire cosa fosse successo, la verità si rivelò. Oltre quella porta, tutti gli uomini erano stati assassinati. Non c'era via di scampo, nessuna redenzione. Solo morte.

La leggenda dice che la città non dimenticò mai il coraggio della Cavolaia. Dopo la sua morte, la sua memoria fu onorata, e ogni anno veniva celebrata una messa in suo suffragio. Ma non finisce qui. A dare un tocco ancora più macabro alla storia, c’è una campana che ancora oggi suona in suo onore. Si chiama la Campana della Cavolaia, e inizia a rintoccare alle tre di notte, dalla sera di Ognissanti fino all'ultimo giorno di Carnevale. Dicono che a quell’ora, molti anni prima, fu perpetrato l’inganno mortale. Il suono cupo e ritmico di quella campana riecheggia tra le vie strette e fredde, come un sinistro promemoria di quella tragica notte. Nessuno, per quanto coraggioso, può fare a meno di rabbrividire al suo suono. E così, ogni volta che la campana suona, i fiorentini ricordano la Cavolaia, la donna che con i suoi avvertimenti cambiò il corso di una notte altrimenti destinata a un bagno di sangue ancora più ampio.

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